martedì 16 aprile 2019

Bombardamenti di Roma


Roma, per la sua ubicazione nell’Italia centrale, si trovò al di fuori della portata dei bombardieri Alleati – sia quelli di base a Malta a sud, sia quelli di base nel Regno Unito a nord – fino alla primavera del 1943.
Per questo, la città visse sonni relativamente tranquilli per i primi tre anni di guerra.
Non solo la distanza dalle basi, peraltro, giocava in suo favore: sin dall’inizio del conflitto, per via dell’enorme importanza storica ed artistica della millenaria città, con i suoi monumenti romani e le grandi basiliche cristiane (per non parlare della presenza del Vaticano, sede del Papa nonché Stato neutrale), Roma era stata inserita (assieme a Firenze, Venezia, Fiesole e Torcello) nella categoria delle città che non andavano in alcuna circostanza bombardate senza l’autorizzazione del Quartier Generale del MAAF (Mediterranean Allied Air Forces), ossia del comando in capo delle forze aeree angloamericane nel Mediterraneo.
La stessa popolazione romana confidava nella “protezione” comportata dall’importanza storica, artistica e religiosa della città; tale era la fiducia nella sicurezza di Roma, che nei mesi precedenti l’estate del 1943 vi affluirono innumerevoli profughi di altre città già bombardate da tempo, come Napoli (e molti profughi napoletani furono poi tra le vittime dei bombardamenti di Roma).
Nell’estate del 1943, però, la situazione cambiò: andò rafforzandosi, nei comandi superiori Alleati, l’idea dell’opportunità di bombardare la città, sia per distruggere gli snodi ferroviari di San Lorenzo e del Littorio, tra i più importanti del Centro Italia (la loro distruzione avrebbe inflitto un durissimo colpo ai collegamenti tra il Nord ed il Sud Italia), sia per colpire il morale della popolazione e mandare un “messaggio” al governo italiano, indebolendo il (già fievole) supporto di Mussolini e spingendo l’Italia verso la resa.
Per evitare gravissime ripercussioni sull’opinione pubblica interna (gran parte del popolo statunitense, ad esempio, era cattolico) ed internazionale (dei Paesi neutrali), gli equipaggi dei bombardieri furono specificamente istruiti affinché il Vaticano ed il centro storico venissero accuratamente evitati dalle bombe. Non ci fu lo stesso riguardo per gli affollati quartieri popolari che circondavano lo scalo di San Lorenzo: immani furono, qui, le distruzioni e le perdite umane causate dalle bombe.
Dopo il bombardamento del 19 luglio 1943, il più violento mai subito fino a quel momento da una città italiana, sia per il numero di aerei (523) che per il quantitativo di bombe sganciate (1168 tonnellate) ed anche per il numero delle vittime civili (compreso, a seconda delle stime, tra le 1600 e le 3200), ne seguirono molti altri (dei quali il peggiore fu quello del 13 agosto 1943, secondo solo a quello del 19 luglio, ed avente anch’esso la finalità di colpire il morale oltre agli obiettivi ferroviari), fino a poco prima della liberazione di Roma nel giugno 1944.
Le perdite tra la popolazione civile furono tra le più elevate patite da una città italiana: non meno di 3000 morti (lo 0,2 % di una popolazione che all’epoca contava circa 1.500.000 abitanti) secondo le stime più “ottimistiche”, mentre altre stime – sempre restando entro i limiti della verosimiglianza – collocano il bilancio a circa 5000 vittime civili (lo 0,33 %).
I senzatetto furono decine di migliaia: il primo bombardamento, quello del 19 luglio 1943, lasciò già 40.000 persone senza casa.
Mentre il centro storico non fu sostanzialmente interessato dalle bombe, diversi quartieri periferici subirono danni ingenti: in particolare il Tiburtino (ove si trovava la stazione di San Lorenzo), il Prenestino, il Casilino, l’Appio ed il Tuscolano. Complessivamente, più di 26.000 vani vennero distrutti, ed oltre 40.000 furono gravemente danneggiati.
Mentre, come detto sopra, le rovine romane ed il Vaticano furono accuratamente evitati dai bombardieri, alcuni monumenti che si trovavano in posizione più “decentrata” non ebbero la stessa fortuna. La basilica di San Lorenzo fuori le mura (XIII secolo), una delle “Sette chiese”, situata proprio nel martoriato quartiere di San Lorenzo (attorno all’omonimo scalo ferroviario che fu tra gli obiettivi più colpiti), fu centrata da diverse bombe e semidistrutta; il cimitero monumentale del Verano, situato nei pressi della basilica, venne anch’esso colpito da numerose bombe, con gravi danni al quadriportico, al sacrario militare ed ad innumerevoli tombe private (tra cui quelle dell’attore Ettore Pincotti e della famiglia Pacelli): da diverse sepolture distrutte fuoriuscirono, sparpagliate, le ossa dei defunti, così mescolando i morti “vecchi” ai nuovi, mietuti dalle bombe tra i fiorai ed i visitatori del cimitero.
Subirono gravissimi danni anche la città universitaria ed il complesso ospedaliero del Policlinico.


CRONOLOGIA DELLE PRINCIPALI INCURSIONI AEREE.

DATA
N° BOMBARDIERI
TONNELLATE DI BOMBE
OBIETTIVO
VITTIME CIVILI
19 luglio 1943
523 (USAAF)
1168
Scali ferroviari di San Lorenzo e del Littorio, aeroporti di Ciampino e del Littorio
1600-1800 o 2800-3200
13 agosto 1943
273 (USAAF)
?
Scali ferroviari San Lorenzo e del Littorio
502
17 settembre 1943
55 (USAAF)
?
Aeroporto di Ciampino
?
18 settembre 1943
35 (USAAF)
?
Aeroporto di Ciampino
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23 ottobre 1943
73 (RAF)
?
Aeroporto di Guidonia
?
22 novembre 1943
39 (RAF)
?
Aeroporto di Ciampino
?
28 novembre 1943
55 (RAF)
?
Aeroporto di Ciampino
?
28 dicembre 1943
? (USAAF)
?
Aeroporti di Ciampino e Guidonia
?
13 gennaio 1944
? (USAAF)
?
Aeroporti di Guidonia e Centocelle
?
19 gennaio 1944
147 (USAAF)
?
Aeroporti di Ciampino e Centocelle
?
20 gennaio 1944
197 (USAAF)
?
Aeroporti di Ciampino e Centocelle
?
3 marzo 1944
184 (USAAF)
?
Scali ferroviari Tiburtino, Littorio ed Ostiense
400
7 marzo 1944
123 (USAAF)
?
Scali ferroviari Littorio ed Ostiense
?
10 marzo 1944
? (USAAF)
?
Scali ferroviari Tiburtino e Littorio
200
14 marzo 1944
91 (USAAF)
?
Scalo ferroviario Prenestino
150
18 marzo 1944
? (USAAF)
?
?
100

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