Un calcolo delle vittime
dei bombardamenti aerei sull’Italia risulta piuttosto difficile. Secondo lo
studio «Morti e dispersi per cause belliche negli anni 1940-1945», pubblicato
nel 1957 dall’Istituto Centrale di Statistica (ISTAT), i bombardamenti aerei provocarono
la morte di 59.796 civili italiani, 32.082 uomini e 27.714 donne, e di 4558
militari, per un totale di 64.534 vittime. Per i civili italiani, il
bombardamento aereo fu la prima causa di morte nel conflitto, seguita da
scoppio di ordigni (26.489 vittime civili), «azioni belliche varie» (21.225),
ferite d’arma da fuoco (21.061), «altri bombardamenti» (navali, d’artiglieria
etc.: 5908 vittime civili, di cui 3465 uomini e 2443 donne, oltre a 329 vittime
militari), «altre ferite» (1758), «investimenti» (1363), annegamento (162),
caduta di velivolo (75), suicidio (19) ed altre cause (4779).
18.376 civili (9719 uomini
e 8657 donne) e 2576 militari sarebbero morti per bombardamento aereo prima
dell’armistizio tra Italia ed Alleati (dal 10 giugno 1940 all’8 settembre
1943), mentre 41.420 civili (22.363 uomini e 19.057 donne) e 1982 militari
sarebbero morti nel periodo tra l’armistizio e la fine della guerra (8
settembre 1943-maggio 1945).
Tuttavia, i dati dello
studio ISTAT del 1957 – purtroppo l’unico studio mai condotto sulle perdite
italiane nella seconda guerra mondiale – presentano troppo spesso delle
grossolane sottostime, sia per le perdite civili che per quelle militari.
In tema di bombardamenti,
si possono fare due esempi: Foggia e Napoli. Secondo lo studio ISTAT, i civili
morti o dispersi per tutte le cause di guerra nell’intera provincia di Foggia,
dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943, furono 275. In realtà, nel corso
dell’estate del 1943, Foggia fu soggetta a bombardamenti di notevole violenza e
frequenza; il numero delle vittime è a tutt’oggi ancora difficile da
determinare. Probabilmente esso è assai lontano dalle 20.000 vittime di cui
sovente si parla; ma una ricerca ancora in corso da parte della locale
Biblioteca ha finora identificato (febbraio 2016) i nomi di oltre 1300 civili
uccisi dai bombardamenti sulla città di Foggia. Quasi cinque volte il numero
dei civili che, secondo l’ISTAT, sarebbero morti nell’intera provincia per
tutte le cause belliche (non solo bombardamenti).
Meno estremo, ma
altrettanto indicativo delle limitazioni dello studio ISTAT, è il caso di
Napoli: secondo lo studio ISTAT i morti o dispersi civili in tutta la
provincia, nell’intera durata della guerra, sarebbero stati 5611. In realtà,
ricerche presso gli archivi locali mostrano che le vittime civili dei soli
bombardamenti aerei nella sola città di Napoli – senza considerare il resto
della provincia – furono tra le 6500 e le 7000.
Ne deriva che il numero
complessivo delle perdite civili dovute ai bombardamenti, contenuto nell’ISTAT,
è considerevolmente sottostimato: di quanto, non è dato sapere. Le cause
possono essere diverse. Nella disastrosa situazione della guerra, molti Comuni
non registravano più i decessi con regolarità; molti archivi comunali andarono
distrutti essi stessi per i bombardamenti o per altre cause belliche. Ancora,
spessissimo non vi fu modo di registrare i decessi di “forestieri” uccisi in
una città diversa dalla loro, fossero essi sfollati da altre città, pendolari o
viaggiatori, e nemmeno quelli dei feriti, privi di documenti, trasferiti in
ospedali situati in altre località e qui deceduti. Forse anche la ricerca effettuata
negli anni ’50 non fu sufficientemente meticolosa, come mostrano i casi di
Foggia e Napoli.
Un’altra cosa da tenere in
conto riguardo lo studio ISTAT è che esso riguarda soltanto il territorio
rimasto italiano dopo il trattato di pace del 1947: ne deriva che le vittime
dell’Istria e della Venezia Giulia, con le città di Pola, Zara e Fiume che
subirono molteplici e pesanti bombardamenti, non sono considerate nei numeri di
questo studio.
Il reale numero delle
vittime dei bombardamenti aerei sull’Italia potrebbe essere determinato (e
sempre con una certa approssimazione) solo da una nuova e capillare opera di
ricerca svolta su base locale, esaminando puntigliosamente gli archivi di ogni
Comune. Gli storici Marco Gioannini e Giulio Massobrio, nel loro libro
“Bombardate l’Italia. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945”, ritengono
empiricamente che una stima veritiera oscillerebbe probabilmente tra le 80.000
e le 100.000 vittime civili delle incursioni aeree sull’Italia, il che sembra
verosimile.
Di seguito si presentano
cifre ufficiali (quando disponibili) o stime ritenute (in questa sede)
attendibili delle vittime civili
provocate dai bombardamenti aerei sulle principali città italiane (capoluoghi
di provincia). Le fonti sono precisate nelle pagine dedicate alle singole
città. Naturalmente sono possibili degli errori.
Città per le quali sono disponibili cifre o stime
attendibili.
Agrigento, 196 vittime
Alessandria, 559 vittime
Ancona, 1182 vittime
Arezzo, 179 vittime
Avellino, 362 vittime (1)
Bologna, 2481 vittime
Bolzano, circa 200 vittime
Brescia, 430 vittime
Brindisi, 126 vittime
Cagliari, 990 vittime
Caltanissetta, 350 vittime
Catania, 750 vittime
Catanzaro, tra 295 e 400
vittime
Cesena, 700 vittime
Cosenza, 136 vittime
Ferrara, 1071 vittime
Firenze, tra 479 e 700
vittime
Genova, circa 2000 vittime
Gorizia, 116 vittime
Gorizia, 116 vittime
Isernia, almeno 500
vittime (2)
La Spezia, 182 vittime
Livorno, tra 700 e 1300
vittime
Macerata, 118 vittime
Mantova, 121 vittime
Massa, 126 vittime
Messina, 854 vittime (3)
Modena, 368 vittime
Milano, circa 2200 vittime
Napoli, circa 7000 vittime
Padova, circa 2000 vittime
Pesaro, 215 vittime
Pescara, circa 2000
vittime (4)
Piacenza, circa 300
vittime
Pisa, 1738 vittime
Pola, 280 vittime
Pordenone, 118 vittime
Potenza, 150 vittime
Prato, 163 vittime
Reggio Calabria, 918
vittime (5)
Reggio Emilia, 450 vittime
Rieti, 49 vittime
Rimini, 607 vittime
Roma, tra 3000 e 5000
vittime
Salerno, tra 246 e 600
vittime
Savona, 287 vittime
Torino, 2069 vittime
Trento, 360-400 vittime
Treviso, circa 1600
vittime (6)
Trieste, 686 vittime
Terni, 1077 vittime
Udine, 468 vittime
Varese, circa 190-200
vittime
Verona, circa 700 vittime
Vicenza, circa 1000
vittime
Viterbo, 1017 vittime
Zara, tra 467 e 1000
vittime (7)
(1)
Localmente si parla di 3000 vittime, ma tale cifra appare inverosimilmente
elevata. L’Elenco delle vittime dei
bombardamenti aerei sulla città di Avellino – settembre 1943 elenca
362 vittime delle incursioni aeree.
(2)
Ancor oggi si parla spesso di 4000 vittime nel bombardamento di Isernia del
10.9.1943: tale dato, nato con ogni probabilità dalla “voce popolare” che
spesso suole ingigantire il numero delle vittime, è riportato anche nella
motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile conferita alla città di
Isernia (che parla della morte di un terzo degli abitanti, cioè 4000 su 12.000),
ma appare inverosimile. Ricerche presso l’Archivio di Stato di Isernia hanno
mostrato che le vittime accertate di quell’incursione furono 445 (il numero
effettivo potrebbe essere leggermente superiore), numero comunque molto elevato
(quasi il 4 %) se rapportato alla popolazione di questa piccola città (12.000
abitanti all’epoca dei fatti). Si pensi che il famoso bombardamento di Dresda
del 13-15 febbraio 1945 causò una percentuale di mortalità pressoché analoga
(morirono 25.000 dei 642.000 abitanti di Dresda, poco meno del 4 %).
(3)
Fonti locali parlano anche di 7000 vittime, ma questo sembra un numero inverosimilmente
elevato, probabilmente frutto della già citata “voce popolare”.
(4)
Forse di più. Altre fonti parlano anche di 6000 vittime, numero che sembra però
eccessivo.
(5)
Altre fonti parlano di 3986 vittime, ma non è chiara la provenienza di questo
dato, che appare improbabile.
(6) Da
alcune parti si parla anche di 4000 vittime, ma è un numero eccessivo e privo
di fonti.
(7) Alcune
fonti parlano anche di 4000 vittime, ma questa cifra (priva di fonti) appare
eccessiva, in considerazione delle dimensioni della città (22.000 abitanti) e
dell’entità dei bombardamenti.
Città per le quali non sono disponibili stime
attendibili o complete.
Bari. 11
vittime civili nelle incursioni del 15 e 22 novembre 1940 e 23 agosto 1943; 259
vittime, militari compresi, nell’incursione tedesca del 2 dicembre 1943. Manca un
dato complessivo per tutto il conflitto.
Benevento.
La motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile parla di 2000 vittime, e lo
stesso fanno fonti locali. Il numero non sembra implausibile, in considerazione
dei danni subiti dall’abitato, ma occorrerebbero delle fonti.
Campobasso.
Mancano informazioni.
Cremona.
119 vittime nell’incursione del 10.7.44, manca un dato complessivo per tutto il
conflitto.
Enna.
Mancano informazioni.
Fiume.
Mancano informazioni; secondo una fonte, 112 vittime negli “ultimi
bombardamenti”.
Foggia.
Ancor oggi si parla di 20.000 vittime nei bombardamenti della città, bilancio riportato
anche nella motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile conferita alla
città di Foggia, ma il numero appare decisamente eccessivo, per varie ragioni. Viene
spesso riportato che la popolazione di Foggia, che nel maggio 1943 era di
79.202 abitanti, nel maggio 1945 era scesa a 59.176 persone: ma questo era
dovuto in gran parte al numero degli sfollati non ancora rientrati e dei
cittadini chiamati sotto le armi e morti in guerra od ancora prigionieri
oltremare. Già nel 1947, quando sfollati e prigionieri erano in massima parte
rientrati, la popolazione foggiana era risalita a 83.750 abitanti.
Inoltre, i bombardamenti
di Foggia, per quanto pesanti, furono di entità non molto superiore a quelli
subiti da altre città di medie dimensioni (ad esempio Treviso, Terni, Pisa,
Pescara, Padova, Cagliari, Catania, Livorno) e nettamente inferiore a quelli inflitti
ad altre città di grandi dimensioni (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli,
Palermo, Bologna), ma in nessuna di queste città si registrò un numero di
vittime tanto elevato.
Infine, si nota che bilanci
prossimi o superiori alle 20.000 vittime si registrarono soltanto in città
nelle quali si verificò il fenomeno della “tempesta di fuoco” (Amburgo, Dresda,
Kassel, Darmstadt e Pforzheim in Germania, Tokyo in Giappone), mentre tale
fenomeno non si verificò mai a Foggia, che non fu mai oggetto di “area bombing”
o di sgancio di grandi quantità di bombe incendiarie (in Italia, questo tipo di
bombardamento ebbe luogo soltanto contro Milano, Torino, Genova e La Spezia,
senza comunque mai causare tempeste di fuoco).
Probabilmente il numero
delle vittime foggiane dei bombardamenti fu di alcune migliaia; come detto
sopra, ricerche presso gli archivi locali sono in corso, per stabilire un
numero più veritiero delle vittime dei bombardamenti, ed al febbraio 2016 erano
state identificate 1400 vittime, di cui 1300 civili, ma l’opera è ancora in
corso.
Forlì.
207 vittime nelle incursioni del 19.5.44 e 25.8.44. Manca un dato complessivo
per tutto il conflitto.
Frosinone.
Mancano informazioni.
Grosseto.
173 vittime nelle incursioni del 26.4.43, 20.5.43 e 29.11.43. Manca un dato
complessivo per tutto il conflitto.
Imperia.
Mancano informazioni.
Latina.
Mancano informazioni.
Lucca.
Mancano informazioni.
Palermo.
Il numero delle vittime civili, sommando le vittime delle incursioni per cui il
dato è noto, è certamente non inferiore a 1000; manca però un dato complessivo
per tutto il conflitto. Fonti locali parlano di 3000 vittime, ma mancano dati
attendibili, e tale numero potrebbe essere eccessivo.
Parma.
333 vittime nelle incursioni del 25 aprile, 2 maggio e 13 maggio 1944. Manca un
dato complessivo per tutto il conflitto.
Pavia.
Mancano informazioni.
Pistoia.
154 vittime nel bombardamento del 24.10.1943. Manca un dato complessivo per
tutto il conflitto.
Rovigo.
Mancano informazioni.
Siena.
Mancano informazioni.
Siracusa.
Mancano informazioni.
Taranto.
Mancano informazioni.
Trapani.
Mancano informazioni. Fonti locali parlano di 6000 vittime, ma tale cifra
appare esagerata ed inverosimile.
Vibo Valentia. Mancano informazioni.
Va notato che tutte le
cifre e stime sopra indicate non comprendono in nessun caso le vittime
indirette dei bombardamenti: coloro che non sopravvissero alla dissoluzione dei
servizi essenziali, a partire da quello sanitario, o che in generale morirono
per il catastrofico peggioramento delle condizioni di vita causato dai
bombardamenti, dalla perdita della casa o del posto di lavoro, dallo
sfollamento, dalle condizioni di vita di chi passava tutto il giorno nei rifugi.
A Napoli ed in altre città
bombardate continuamente, ad esempio, moltissimi cittadini finirono col
trasferirsi stabilmente nei rifugi antiaerei, passando tutto il giorno
sottoterra, in condizioni igienico-sanitarie spaventose: questo favorì il
diffondersi di malattie come tifo, scarlattina e difterite, che – combinate con
la distruzione degli ospedali e la scarsità o mancanza di medicinali –
provocarono ulteriori vittime (si pensi che sempre a Napoli, ancora nel 1947,
la mortalità per malattie infettive risultava doppia rispetto a quella del
1931). Di loro non vi è traccia, nello studio ISTAT come altrove.
Né nessuno ha mai
calcolato quante vittime mieterono la fame ed i rigori dell’inverno tra gli
sfollati rimasti senza una casa.
Il numero delle vittime
“indirette” dei bombardamenti – non uccise dalle bombe, ma morte anch’esse per
loro causa – è destinato a rimanere sconosciuto.
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