martedì 16 aprile 2019

Bombardamenti di Alessandria


Cronologia degli attacchi aerei

13/14 agosto 1940
Cadono sul territorio di Alessandria le prime bombe, sganciate per errore da tre bombardieri britannici (del Bomber Command della Royal Air Force) appartenenti ad una formazione diretta ad attaccare Torino, e persisi lungo la strada. I tre velivoli giungono sulla città all’1.30, accolti da violento (1300 colpi di cannone e 18.000 di mitragliera) quanto infruttuoso fuoco contraereo, lanciano dei razzi illuminanti su Alessandria e sganciano a caso qualche bomba. Vengono lanciati anche volantini propagandistici, che affermano che la guerra contro il Regno Unito vada contro le tradizioni storiche italiane e sia utile soltanto ad Hitler.
Ad essere colpita dalle bombe è l’isolata cascina Pistona, sita nelle campagne tra le frazioni alessandrine di Spinetta Marengo e San Giuliano Vecchio: perde la vita tutta la famiglia che l’abitava – madre, padre e tre bambini – ed alle quattro del mattino lo scoppio di una bomba inesplosa uccide cinque Vigili del Fuoco, accorsi sul posto, e ne ferisce altri sei. Saranno le prime delle numerose vittime che il Corpo Nazionale Vigili del Fuoco pagherà ai bombardamenti aerei.
Altre due bombe cadono in un’altra frazione di Alessandria, Litta Parodi, uccidendo un operaio della Montecatini; altre ancora finiscono nei campi – teatro, un secolo e mezzo prima, della celebre battaglia di Marengo – senza fare danni né vittime. Un’altra vittima, un soldato che si trova in una tradotta in sosta nella stazione di Alessandria, viene uccisa non dalle bombe, ma da una scheggia di un proiettile contraereo, ricaduta al suolo (fatto questo non infrequente).
Ai funerali delle dodici vittime partecipa tutta la cittadinanza.
Per i prossimi tre anni e mezzo, nessun altro morirà ad Alessandria per attacco aereo.
20 ottobre 1940
Nuovo accidentale sgancio di bombe da parte di bombardieri dispersi (sempre del Bomber Command della RAF), questa volta di una formazione inviata contro Genova.
15 luglio 1943
Altre bombe cadono per sbaglio sulla città: questa volta a sganciarle sono bombardieri smarriti (ancora una volta del Bomber Command della RAF) di un gruppo diretto contro Bologna.
30 aprile 1944
Primo vero bombardamento di Alessandria, poco dopo mezzogiorno (mentre la gente in città celebra la festività dell’Ascensione) in una giornata limpida e soleggiata; ad effettuarlo sono aerei statunitensi della 15th Air Force dell’USAAF (precisamente, 32 quadrimotori Consolidated B-24 “Liberator” del 450th Bombing Group, più altri del 461st Bombing Group, tutti appartenenti ad una formazione di 500 bombardieri inviati contro Alessandria, Milano, Varese e Reggio Emilia) che hanno come obiettivo lo scalo ferroviario, uno dei più importanti del Piemonte. Larga parte delle bombe (il solo 450th Bombing Group ne sgancia 80 tonnellate), come spesso accade, finisce però sull’abitato: l’insuccesso dell’attacco è riconosciuto dagli stessi statunitensi, i quali dovranno rilevare che, nonostante il tempo favorevole e l’assenza di contraerea e caccia nemica (tranne un Messerschmitt Bf 109, che però non ha attaccato), solo il 17 % delle bombe ha colpito l’obiettivo. Le altre sono piovute ovunque sulla città, provocando ingenti danni; secondo quanto asserito da alcuni giornali dell’epoca, aerei da caccia di scorta ai bombardieri avrebbero anche mitragliato la popolazione per le strade della città. Particolarmente colpito il rione popolare del Cristo, situato proprio attorno alla stazione ed abitato da molti ferrovieri; vanno distrutte anche molte case nel centro cittadino.
Il quattrocentesco Palazzo Trotti-Bentivoglio, già sede vescovile ed ora della Biblioteca del Risorgimento (oltre 50.000 libri), viene colpito ed in larga parte distrutto; le bombe colpiscono anche il Duomo e la chiesa di Sant’Alessandro, che però riportano danni non gravi. Lo stabilimento della famosa fabbrica di cappelli Borsalino (cui i piloti, nei rapporti, fanno riferimento come ad una inesistente “fabbrica di munizioni”) viene danneggiato.
Distrutto dalle bombe anche l’Istituto della Divina Provvidenza; danneggiata gravemente la sede della Federazione dei Commercianti e colpita anche la sede della Croce Rossa. Molte le vittime (si veda la descrizione del bombardamento successivo), parecchie delle quali morte nei rifugi ricavati nelle cantine, e travolti dal crollo dei palazzi soprastanti.
1°/2 maggio 1944
Seconda incursione aerea, intorno a mezzanotte; questa volta i bombardieri sono 57, del 205th Group della RAF MAAF (Mediterranean Allied Air Forces). Dopo aver illuminato gli obiettivi con copioso lancio di bengala, ha inizio l’attacco, nel quale vengono lanciati anche molti spezzoni incendiari; numerose case vanno a fuoco ed una bomba incendiaria colpisce il settecentesco Teatro Municipale, scatenando un incendio che lo distruggerà completamente, assieme all’adiacente ala del Municipio. Le fiamme sono visibili da grande distanza, ed una grande folla si raduna ad assistere all’agonia dello storico edificio.
Subisce danni non gravi la chiesa di San Lorenzo, mentre viene colpito ancora ed incendiato lo stabilimento della Borsalino: nonostante gli sforzi degli operai, accorsi da tutta la città, per domare l’incendio, i capannoni colpiti e tutto il terzo piano della fabbrica vengono interamente consumati dalle fiamme.
Nei due bombardamenti del 30 aprile e 1° maggio sono particolarmente colpiti i rioni popolari del Cristo e del Borgo Littorio (oggi quartiere Pista), abitati soprattutto da ferrovieri, operai ed impiegati. In tutto le vittime sono 239, di cui 222 civili (tra cui 75 casalinghe, 45 tra bambini e ragazzi, 59 tra operai ed artigiani) e 17 militari, questi ultimi uccisi quasi tutti nella caserma di Cabanette.
Inizia lo sfollamento; la maggior parte degli sfollati si sposta nelle zone circostanti Alessandria, in modo da poter continuare a tornarvi per lavorare.
21 giugno 1944
Bombardamento contro il ponte ferroviario sulla Bormida, a metà mattinata. Assieme a quello sul Tanaro, rappresenta il principale collegamento tra ligure e bolognese; da questo l’importanza di distruggerli.
29 giugno 1944
Bombardamento contro il ponte ferroviario sul Tanaro, a metà mattinata.
11 luglio 1944
Pesante bombardamento (da parte di bombardieri statunitensi della 12th Air Force), intorno alle 10-11, contro la stazione ferroviaria, che colpisce però anche gran parte della città, tra cui ancora la fabbrica Borsalino, della quale vengono distrutte la centrale elettrica e la parte di stabilimento al di là del canale che fornisce l’acqua per le lavorazioni. La produzione deve essere temporaneamente fermata. Le vittime sono 46.
17 luglio 1944
Incursione aerea contro la ferrovia. Molti danni lungo quest’ultima, ma nessuna vittima.
20 luglio 1944
Altra incursione aerea contro la ferrovia. Molte distruzioni lungo la ferrovia, ma nessuna vittima.
21 luglio 1944
Nuova incursione aerea contro la ferrovia. Ancora molti danni lungo quest’ultima, ma nessuna vittima.
27 luglio 1944
Ulteriore incursione aerea contro la ferrovia, di nuovo con molti danni lungo quest’ultima, ma nessuna vittima.
2 agosto 1944
Bombardamento contro il ponte ferroviario sulla Bormida.
7 agosto 1944
Altro bombardamento contro il ponte ferroviario sulla Bormida.
20 agosto 1944
Ulteriore bombardamento contro il ponte ferroviario sulla Bormida, del quale crollano sei arcate. Si svolgono anche occasionali azioni di mitragliamento notturno. Dopo la distruzione di ponti e ferrovia, e la crescente difficoltà ad usare i pochi automezzi rimasti, gli spostamenti da e per le altre città vanno effettuati in bicicletta: anche per i più ricchi, come il proprietario della martoriata Borsalino, Teresio Usuelli.
21 agosto 1944
Nuovo massiccio e prolungato bombardamento statunitense: le bombe cadono su tutti i quartieri, uccidendo 31 persone. Lo stabilimento della Borsalino viene colpito ancora (stavolta, da bombe dirompenti) e cessa definitivamente la produzione, che riprenderà a stento solo alla fine di dicembre.
3 settembre 1944
Nuovo bombardamento che colpisce piazza Gobetti, il palazzo della GIL e le officine del gas. Le vittime sono otto.
5 settembre 1944
Altro bombardamento. A Borgo Cittadella una delle bombe, una dirompente, esplode all’estremità di un sottopassaggio sito sotto la statale per Torino, trasformato in improvvisato rifugio antiaereo: muoiono tutti gli occupanti. Le vittime sono 39, di cui solo 19 potranno essere identificate.
A settembre 1944 gli sfollati sinistrati sono almeno 10.000. La mancanza di rifugi antiaerei adeguati è drammaticamente evidente; ve ne sono di sicuri sotto le mura della Cittadella, ma le forze tedesche li hanno requisiti per sé e ne impediscono l’uso alla popolazione civile, che, temendo di restare intrappolata nei rifugi sepolti dal crollo degli edifici (come successo il 30 aprile), preferisce spesso scendere nei giardini e nella Piazza d’Armi, di fatto senza alcun riparo, aspettando coricata sull’erba la fine dell’incursione.
A fine settembre nella sola città, senza considerare le frazioni, 360 abitazioni sono totalmente distrutte, 570 gravemente danneggiate, più di 1000 danneggiate in modo lieve. Molti senzatetto, senza un posto dove andare, hanno occupato le scuole elementari. Parecchi negozi sono stati distrutti od hanno chiuso, e la vita civile in città si è pressoché fermata.
22 novembre 1944
Altra incursione aerea.
29 dicembre 1944
Ultimo attacco aereo dell’anno: le vittime sono tre. A Spinetta viene colpito lo stabilimento Montecatini.
9 gennaio 1945
Azione di mitragliamento.
26 gennaio 1945
Altro mitragliamento aereo. In gennaio le vittime sono quattro.
5 aprile 1945
Bombardamento da parte di aerei della 15th Air Force dell’USAAF (facenti parte di un gruppo di oltre 450 velivoli inviati ad attaccare Alessandria, Torino, Brescia ed Udine), alle 15.20, con obiettivo lo scalo ferroviario (per impedire l’eventuale ritirata delle truppe tedesche: ma dalla stazione, ormai, non partono più treni). Ancora una volta l’attacco è terribilmente impreciso, e le bombe colpiscono tutta la città, forse ancor più che nell’aprile 1944, con effetti catastrofici. L’asilo infantile «Maria Ausiliatrice» in via Gagliaudo viene colpito in pieno da una bomba, con la morte di 27 bambini e 6 suore salesiane. Viene colpito anche l’ospedale infantile «Cesare Arrigo»; il mercato coperto e la Galleria Guerci vengono parzialmente distrutti.
45 case vengono completamente distrutte, più di 1000 vani sono distrutti o resi inabitabili. Le vittime sono 160 ed i feriti quasi 600, nella quasi totalità civili: l’ultimo sanguinoso bombardamento di una città italiana, a poche settimane dalla liberazione.
Anche il Comitato di Liberazione Nazionale di Alessandria manda una veemente protesta presso il Comando Alleato, e più volte il CLN dovrà intervenire presso gli Alleati per fermare nuovi e pesanti bombardamenti sulla città, dove le forze tedesche non si arrenderanno fino al 29 aprile.
14 aprile 1945
Nuova incursione aerea, con alcune vittime.
24 aprile 1945
Penultimo attacco aereo su Alessandria. Le incursioni del 14 e 24 aprile causano gli ultimi sette morti tra la popolazione della città.
26 aprile 1945
Otto cacciabombardieri brasiliani Republic P-47 Thunderbolt, decollati da Pisa e guidati dal tenente Luis Lopez Dornelles, attaccano poco dopo le otto la stazione ferroviara, difesa da una batteria della Flak armata da militari tedeschi ed italiani. Gli aerei attaccano un treno fermo sul piazzale di manovra: è un convoglio passeggeri, dietro alla cui locomotiva è agganciato un vagone blindato armato con un cannone contraereo. Dornelles distrugge la locomotiva, ed al contempo viene centrato dal cannone; l’aereo si schianta tra i binari ed il muro della stazione, distruggendo il muro di cinta ed il magazzino del telegrafo di Stato, dopo di che la fusoliera rotolano attraverso la strada e finiscono contro un altro edificio, che prende fuoco. Dornelles è l’ultimo pilota brasiliano a morire in Italia (pochi giorni prima un suo connazionale, tenente Medeiros, è morto fulminato sui fili dell’alta tensione, durante la discesa in paracadute, dopo che il suo Thunderbolt era stato abbattuto dalla Flak durante l’attacco ad un treno, proprio ad Alessandria).

Danni e vittime

Con 559 vittime civili ufficialmente accertate, Alessandria fu la città piemontese che pagò il secondo più alto tributo in vite umane ai bombardamenti aerei, dopo la martoriata Torino. 494 delle vittime erano cittadini di Alessandria (lo 0,7 % delle 79.348 persone che ne costituivano la popolazione) o dei dintorni, le altre erano genovesi (48), torinesi (12) e milanesi (5), probabilmente rifugiatesi ad Alessandria nel 1942-1943, quando le loro città erano state devastate da ripetuti e pesanti bombardamenti, nell’illusione che Alessandria sarebbe stato un posto più sicuro. Oltre 130 delle vittime avevano meno di vent’anni, oltre 50 ne avevano più di 60, 350 avevano tra i 20 ed i 60 anni; sette non furono mai identificate.
Gli allarmi aerei durante tutta la guerra furono complessivamente 1125, anche se solo ad una minima frazione di essi corrisposero degli effettivi attacchi. Le incursioni aeree ebbero tutte gli stessi obiettivi: lo scalo ferroviario – che già nell’agosto del 1943 era stato indicato da Londra come uno dei più importanti per i movimenti delle truppe tedesche, insieme a quelli di Bologna, Genova e Verona («il bombardamento delle quali potrà avere una grande utilità»), ed era uno dei più congestionati del Nord Italia – ed i ponti sul Tanaro e sulla Bormida. I primi bombardamenti di Alessandria avvennero nell’ambito dell’Operazione «Strangle», volta ad ostacolare, con attacchi aerei sul sistema di viabilità, gli spostamenti di truppe e rifornimenti tedeschi verso il Centro Italia; finita «Strangle», non cambiarono egualmente lo scopo – paralizzare i movimenti delle forze tedesche – e gli obiettivi dei bombardamenti (i ponti sul Tanaro e sulla Bormida vennero attaccati ripetutamente nell’agosto 1944 perché in quel momento era in corso una serie di operazioni aeree volte a distruggere tutti i ponti della Pianura Padana). La grossolana imprecisione dei “bombardamenti di precisione” effettuati all’epoca dall’USAAF (in una singola occasione, anche dalla RAF) fece però sì che, come spesso accadeva in ogni città, gran parte delle bombe mancasse i bersagli designati e finisse su tutta la città, seminando ovunque morte e distruzione.
Gravi furono i danni materiali, con oltre 1000 edifici distrutti o gravemente danneggiati; andò distrutto almeno il 15 % della superficie edificata di Alessandria.
Tra gli edifici di valore storico ed architettonico, andò completamente distrutto il Teatro Municipale, risalente al 1775, e furono parzialmente distrutti il quattrocentesco palazzo vescovile Trotti Bentivoglio e la galleria commerciale Guerci, costruita nel 1895 (poi ricostruita nel 1948); riportarono danni non gravi il Duomo, completato nel 1810 in stile neoclassico, la chiesa barocca di San Lorenzo, del 1770, e la chiesa di Sant’Alessandro, anch’essa in stile barocco e risalente al 1758.

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