Torino, principale centro
industriale (assieme a Milano) del Nord Italia, sede di vari stabilimenti
industriali di primaria importanza bellica (prima tra tutti la FIAT, attiva tra
l’altro nella produzione di veicoli militari, aerei da caccia e mezzi corazzati;
grande importanza avevano anche le Officine Riv, produttrici di cuscinetti a
sfera), divenne bersaglio dell’aviazione Alleata sin dai primi giorni di
guerra, e lo fu fino alla fine del conflitto: in tutto le incursioni aeree, di
ogni entità, furono 105.
I bombardamenti di questa
città possono essere suddivisi in tre fasi: la prima, dall’inizio della guerra
(giugno 1940) a tutto il 1941, fu caratterizzata da bombardamenti “di precisione”
da parte del Bomber Command della RAF, effettuati con un ridotto numero di
bombardieri (poche decine, spesso non più di una dozzina) che sganciavano le
loro bombe contro obiettivi industriali. In questa fase, i danni furono
modesti, e poche le vittime civili.
La seconda fase, che va
dal novembre del 1942 all’agosto del 1943, vide ancora per protagonista il
Bomber Command della RAF, ma con una tattica radicalmente diversa: si praticava
ora l’“area bombing”, il bombardamento indiscriminato di vaste zone urbane,
solitamente nel centro cittadino, allo scopo di terrorizzare la popolazione,
per allontanare la manodopera dalle fabbriche (mediante lo sfollamento) e
fiaccare il morale dei civili. Il numero dei bombardieri impiegati era quasi
sempre superiore al centinaio, e sovente prossimo o superiore ai 200 velivoli
per incursione; si fece largo uso di bombe incendiarie, allo scopo di aggravare
i danni inflitti, nonché di bombe dirompenti “blockbuster” da 1814 e 3628 kg.
Fu questa la fase in cui Torino subì le distruzioni più immani, specialmente
nel centro storico, ed il maggior numero di vittime (792 nel solo bombardamento
del 12 luglio 1943, fino ad allora il più pesante mai subito da una città
italiana).
La terza ed ultima fase,
dall’autunno del 1943 alla fine della guerra, vide un ritorno al bombardamento
“di precisione” contro obiettivi industriali; le incursioni erano però
effettuate soprattutto dall’USAAF, con impiego di aerei e bombe molto superiore
a quello dispiegato dalla RAF nel 1940-1941 (solitamente, da 60-80 ad oltre 100
velivoli per volta). Ciò fece sì che l’imprecisione nello sgancio delle bombe
fosse nuovamente causa di gravi distruzioni e pesanti perdite tra la
popolazione civile, principalmente nei quartieri situati in prossimità degli stabilimenti
industriali.
Secondo i dati del Comune
di Torino, le vittime civili delle incursioni aeree furono 2069 (lo 0,3 % dei
700.000 abitanti dell’epoca), ed i feriti 2695.
Enorme il numero degli
sfollati: il 1° luglio 1943 essi erano 338.000 su una popolazione di 700.000
abitanti (il 48 %), ed in agosto, dopo il tremendo bombardamento del 12 luglio,
erano diventati 465.000, i due terzi della popolazione torinese.
Pressoché tutti i
quartieri furono colpiti; vennero gravemente danneggiati o distrutti i maggiori
stabilimenti industriali (tra gli altri, FIAT Lingotto, Lancia, SNIA Viscoso,
Michelin, diverse altre imprese meccaniche e fonderie, un lanificio, una
fabbrica di macchine grafiche ed altre ancora), nonché la Scuola di Guerra, la
Galleria d’Arte Moderna, lo Chalet del Valentino, il Palazzo d’Igiene e la
stazione di Rivoli.
Gravi i danni al
patrimonio abitativo: almeno 160.000 vani furono messi completamente fuori uso.
Nel quartiere del Lingotto andò distrutto il 70 % delle abitazioni, mentre il
centro della città, nella zona compresa tra i corsi Regina Margherita (a nord)
e Vittorio Emanuele II (a sud) e la Piazza dello Statuto (ad ovest), vide la
distruzione del 58 % delle abitazioni.
Secondo un censimento
svolto dal Comune di Torino, gli edifici completamente distrutti in tutta la
città furono 15.925, per 42.417 vani, e quelli gravemente danneggiati e resi
inabitabili furono 66.169, per 189.174 vani.
Su un totale di 217.562
abitazioni, 82.077 furono lesionate, cioè il 38 %; precisamente, il 7,32 % fu
distrutto ed il 30,41 % danneggiato. Altra fonte indica invece la percentuale
di abitazioni distrutte o danneggiate nel 54 %.
Vennero inoltre colpite
10.424 attività commerciali su 29.016, e 1018 attività industriali.
Non scampò allo scempio
neanche il patrimonio artistico e monumentale. Palazzo Reale, Palazzo Madama,
Palazzo Carignano e la Basilica di Superga, così come il basamento della statua
di Emanuele Filiberto, riportarono danni contenuti; Palazzo Martini Cigala e
Palazzo Valletta, al contrario, furono gravemente danneggiati. Ancor più gravi
furono le distruzioni subite dai palazzi che si affacciavano su Piazza San
Carlo, opera del Castellamonte: i loro sfarzosi interni, che rivaleggiavano con
quelli della reggia di Versailles, andarono irrimediabilmente perduti. Stessa
sorte toccò al palazzo dell’Accademia Filarmonica.
Vennero pesantemente
danneggiate le chiese della Consolata (distruzione di un lato, ricostruito nel
dopoguerra), del Carmine (parziali distruzioni della facciata e delle pareti
perimetrali), dei Cappuccini, di Santa Teresa, di San Lorenzo, di San Domenico
(XIV secolo), dello Spirito Santo, di Santa Croce, dei Santi Martiri, della
Trinità e del Corpus Domini.
Furono incendiati,
scoperchiati, o distrutti Palazzo Balbo-Bertone, rinascimentale, l’Albergo
Corona Grossa (XV secolo), Palazzo D’Agliano, Palazzo Chiablese, il Palazzo
dell’Università, quello della Prefettura, la villa della Regina, il Palazzo
dell’Ospedale di San Luigi, il Palazzo del Seminario, Palazzo Thaon di Revel e
vari palazzi di pregio di Via Po. Subì danni anche il palazzo dell’Accademia
delle Scienze, ma le collezioni ivi ospitate erano già state da tempo
trasportate in luogo sicuro, così salvandole dalla distruzione.
La Mole Antonelliana,
simbolo di Torino, fu relativamente fortunata: il 12 luglio 1943 fu colpita con
conseguente incendio nella galleria degli archi parabolici; nella notte del
16-17 agosto 1943 una bomba incendiaria attraversò la cupola senza provocare
danni di particolare gravità. Nel dicembre 1942 e nell’agosto 1943 si
verificarono inoltre danni ai serramenti e lo spostamento di alcune lastre del
tetto, causati dallo spostamento d’aria provocato da esplosioni di bombe. Nel
complesso, i danni subiti dalla Mole furono piuttosto lievi.
CRONOLOGIA DELLE PRINCIPALI INCURSIONI AEREE.
DATA
|
N° BOMBARDIERI
|
TONNELLATE DI BOMBE
|
OBIETTIVO
|
VITTIME CIVILI
|
11 giugno 1940
|
9 (RAF)
|
?
|
Stabilimento Fiat Mirafiori
|
17
|
13 agosto 1940
|
12 (RAF)
|
?
|
Stabilimento Fiat Mirafiori
|
0
|
26 agosto 1940
|
11 (RAF)
|
?
|
Stabilimento Fiat
|
0
|
5 settembre 1940
|
? (RAF)
|
?
|
Stabilimento Fiat Lingotto
|
0
|
19 ottobre 1940
|
? (RAF)
|
?
|
?
|
0
|
8 novembre 1940
|
? (RAF)
|
?
|
Stabilimento Fiat Mirafiori
|
1
|
23 novembre 1940
|
? (RAF)
|
?
|
Stabilimento Fiat Mirafiori
|
0
|
26 novembre 1940
|
? (RAF)
|
?
|
?
|
1
|
4 dicembre 1940
|
? (RAF)
|
?
|
?
|
1
|
11 gennaio 1941
|
? (RAF)
|
?
|
?
|
3
|
12 gennaio 1941
|
? (RAF)
|
?
|
Stabilimento Fiat
|
1
|
10 settembre 1941
|
? (RAF)
|
75
|
?
|
2
|
22 ottobre 1942
|
? (RAF)
|
?
|
?
|
0
|
23 ottobre 1942
|
? (RAF)
|
?
|
(Aerei diretti contro Genova)
|
2
|
18 novembre 1942
|
71 (RAF)
|
121
|
Area bombing, arsenale, FIAT
|
42
|
20 novembre 1942
|
198 (RAF)
|
211
|
Area bombing, FIAT
|
117
|
24 novembre 1942
|
? (RAF)
|
6
|
?
|
?
|
28 novembre 1942
|
194 (RAF)
|
371
|
Area bombing, FIAT
|
67
|
29 novembre 1942
|
18 (RAF)
|
28
|
Area bombing, FIAT
|
16
|
8 dicembre 1942
|
118 (RAF)
|
270
|
Area bombing
|
212
|
9 dicembre 1942
|
196 (RAF)
|
393
|
Area bombing
|
73
|
11 dicembre 1942
|
28 (RAF)
|
55
|
Area bombing
|
0
|
4 febbraio 1943
|
156 (RAF)
|
354
|
Area bombing
|
29
|
13 aprile 1943
|
? (RAF)
|
3
|
?
|
?
|
12 luglio 1943
|
264 (RAF)
|
763
|
Area bombing
|
792
|
7 agosto 1943
|
74 (RAF)
|
191
|
Area bombing
|
20
|
12 agosto 1943
|
142 (RAF)
|
240
|
Area bombing
|
18
|
16 agosto 1943
|
133 (RAF)
|
208
|
Area bombing
|
5
|
8 novembre 1943
|
81 (USAAF)
|
?
|
Officine Riv, scalo ferroviario
|
202
|
24 novembre 1943
|
6 (RAF)
|
?
|
Officine Riv
|
0
|
1° dicembre 1943
|
118 (USAAF)
|
?
|
Officine Riv, scalo ferroviario, Fiat Lingotto
|
101
|
3 gennaio 1944
|
60 (USAAF)
|
?
|
Officine Riv, scalo ferroviario, Fiat Lingotto
|
16
|
29 marzo 1944
|
100 (USAAF)
|
?
|
Scalo ferroviario, Fiat Lingotto
|
10
|
25 aprile 1944
|
? (USAAF)
|
?
|
Fiat Aeronautica, Ferriere e Fonderie
|
37
|
4 giugno 1944
|
100 (USAAF)
|
?
|
Scalo ferroviario, Fiat Lingotto
|
54 o 95
|
22 giugno 1944
|
? (USAAF)
|
?
|
Fiat Mirafiori
|
2
|
24 luglio 1944
|
? (USAAF)
|
?
|
Riv Orbassano, Fiat Spa, Materferro
|
122
|
24 agosto 1944
|
?
|
?
|
?
|
2
|
28 agosto 1944
|
?
|
?
|
?
|
1
|
27 dicembre 1944
|
?
|
?
|
?
|
2
|
4 gennaio 1945
|
?
|
?
|
?
|
0
|
5 aprile 1945
|
? (USAAF)
|
?
|
Scalo ferroviario
|
70
|
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